L’icona del Natale del Signore
porta al centro una montagna ferita:
buio anfratto in cui si concentra ogni dolore
ed ogni sofferenza che l’uomo porta in vita.
Davanti a questa grotta, come un’imperatrice,
sdraiata su un regal cuscino,
sta la Madre del Signore che nulla dice
e medita nel suo cuore del Bimbo il destino.
Ella, lo sguardo rivolto all’umanità,
ha donato a noi il Redentore,
rimanendo intatta nella sua verginità,
per la nostra salvezza ha detto “sì” ad un progetto d’amore.
Benvenuto in questo blog, nato per chi ama le icone, per chi vorrebbe conoscerle (chi parte da zero e chi ne è già stato conquistato), per chi vorrebbe condividere un tempo di preghiera davanti all'icona e per chi avrebbe il desiderio di arrivare a "scriverne" una... e poi tante altre.
venerdì 23 dicembre 2016
sabato 17 dicembre 2016
Il profumo della grotta di Betlemme
Il Natale è alle porte.
Questa settimana, per qualche giorno, metto da parte pennelli e colori (almeno quelli per le icone) e mi dedico alla realizzazione del presepe (altri pennelli, altri colori, altri materiali, tanta confusione che, alla fine, come per magia, sparisce); da quando è arrivato mio nipote, poi, devo farlo veramente bene, anche perché ogni anno aggiunge richieste alla «lista» del progetto: il ruscello (naturalmente non di stagnola, ma con la sommersa), la fontana, i pesci, le palme, i topolini e i gatti (così lui si diverte a nasconderli e a spostarli), i personaggi standard, gli angeli, greggi di vari formati e… le cacche delle pecore.
Questa settimana, per qualche giorno, metto da parte pennelli e colori (almeno quelli per le icone) e mi dedico alla realizzazione del presepe (altri pennelli, altri colori, altri materiali, tanta confusione che, alla fine, come per magia, sparisce); da quando è arrivato mio nipote, poi, devo farlo veramente bene, anche perché ogni anno aggiunge richieste alla «lista» del progetto: il ruscello (naturalmente non di stagnola, ma con la sommersa), la fontana, i pesci, le palme, i topolini e i gatti (così lui si diverte a nasconderli e a spostarli), i personaggi standard, gli angeli, greggi di vari formati e… le cacche delle pecore.
giovedì 1 dicembre 2016
«Sankir’: un Dio impastato di fango»
Senza Incarnazione non c’è iconografia, ma non c’è nemmeno il cristiano:
lunedì 7 novembre 2016
«Portatori sani di nimbo dorato/2: quando la professione diventa dedizione»

Dicevo, la volta scorsa, che, nelle Chiese d’Oriente, in questa data si fa memoria dei santi Cosma e Damiano, che la tradizione ricorda come fratelli gemelli, impegnati nella professione medica con una dedizione fuori dal comune e morti martiri sotto Diocleziano, nel 287 circa. Il loro culto era già molto diffuso nel VI secolo e, a tutt’oggi, sono venerati come patroni di medici, chirurghi, infermieri e farmacisti.
Dipinsi («scrissi»… per i palati degli iconografi più fini) questa icona per la prima volta pochi giorni dopo essere stata dimessa dall’ospedale, come segno di ringraziamento e a protezione di coloro alle cui cure mi ero/ero stata affidata.
venerdì 28 ottobre 2016
«Portatori sani di nimbo dorato: il calendario dei santi nascosti»

Quando a scuola chiedo ai ragazzi «chi sono i santi?», la risposta che va per la maggiore (se non l’unica) è «quelli del calendario»; certo la risposta non vuole essere un’allusione a calciatori, veline, personaggi famosi… Ma a quei «nomi» che proprio sui calendari sono scritti con una esse puntata davanti al nome.
Fosse così semplice e scontato rispondere ad una domanda nell’ora di religione, non ne avrebbero di certo fatto una materia scolastica. E, allora, come una trivella che scende in profondità, così è l’insegnante, che prosegue con domande via via più impegnative, fino ad arrivare al nocciolo della questione: «che differenza c’è tra essere santi e vivere santamente?».
giovedì 6 ottobre 2016
«Un po’ di sana iconoclastia»

(Giovanni Damasceno).
Sono passati alcuni secoli da che Giovanni Damasceno ha scritto queste cose così sensate.
Oggi,
le immagini di carattere religioso non si contemplano più sulle pareti delle
chiese, ma nei messaggini di WhatsApp, sulle pagine condivise via Facebook e su
Instagram.
venerdì 23 settembre 2016
«L’angolo bello»
Qualche settimana fa ho accennato all’«angolo bello».
Che cos’è questo «angolo bello»?
Nelle case dei fratelli Cristiani d’Oriente si tratta dell’angolo dove viene appesa un’icona o un crocifisso con una candela accesa, adornato con qualche drappo di lino o sul quale viene spesso ricamata una preghiera o un’invocazione.
venerdì 9 settembre 2016
«A scuola con l’icona: dialogo tra un’arte antica e una generazione touch»

Parto da questo modo di intendere l’insegnamento per dire quanto sia preziosa, a tal proposito, un’icona a scuola, in classe.
lunedì 29 agosto 2016
«L’angolo bello, il terremoto e Dio»
Nelle case dei fratelli cristiani d’Oriente è presente l’«angolo bello». Si tratta dell’angolo dove, nella casa, viene appesa un’icona. È quell’angolo che, grazie all’icona, apre la stanza all’aldilà, al mondo di Dio e fa arrivare nella stanza del quotidiano lo sguardo divino che traspare attraverso la luce dorata dell’immagine sacra. In questi giorni in cui «terremoto» è la parola che (purtroppo) la fa da padrona, non si poteva far finta di niente e continuare a parlare solo di icone, come se niente fosse accaduto.
domenica 21 agosto 2016
«La prima volta non si scorda mai»
Dedicato a tutti quelli che vorrebbero provare a scrivere icone, ma hanno paura di non esserne capaci.
Quando arriva il 20 di agosto non posso non ricordare una sorta di «anniversario» importante: infatti il 20 agosto del 2007 partecipai al mio primo corso di iconografia, che durò nove giorni.
Emozionata come il primo giorno di scuola della prima elementare (ci capiamo: l’emozione della «prima volta» per qualunque cosa è impagabile), mai preso in mano un pennello, davanti a quella tavoletta bianca sulla quale avrei dovuto rappresentare il Signore; con me i compagni di corso, il maestro, i «bravi» (non quelli dei Promessi sposi, ma i veterani del corso avanzato, impegnati con l’icona della Trinità) che guardavo con ammirazione, dicendomi «allora ce la si può fare».
martedì 16 agosto 2016
«Andare a Dio attraverso le cose»
Lessi questo pensiero (con relative argomentazioni) in un bel libro di don Divo Barsotti e confesso che quella frase mi rimase nel cuore e, quotidianamente, non mancano occasioni per ricordarla e comprenderla sempre più a fondo.
Un iconografo sa cosa vuol dire e, ogni volta che guardo un’icona finita, questa frase mi ricorda da dove sono partita: legno, gesso, colla, oro, uova, pietre… Meraviglia!!!
Anche nel Vangelo non troviamo una strada diversa: le parabole che Gesù racconta, i piedi che lava, il pane e il vino, le cene («liturgiche» e non), un bacio, un tocco: si va a Dio attraverso le cose, attraverso la concretezza della vita.
martedì 9 agosto 2016
«Icona: maneggiare con cura»
Di recente mi è stata affidata un’icona devastata dalle muffe (povera!), con lo scopo di «curarla».
Da lì, l’idea di dare qualche piccola indicazione su come tenere un’icona in casa, evitando (per quanto possibile) danni di ogni genere, quindi non solo muffe.
Beninteso: sto parlando di icone «vere», non sto parlando di tavolette di pioppo serigrafate e nemmeno di soggetti tipici dell’iconografia realizzati con colori acrilici o altre robe del genere.
Parlo dell’icona realizzata secondo la tecnica della tempera all’uovo, con pigmenti naturali, ecc. (vedi il sussidio «L’icona» alla pagina sussidi).
mercoledì 3 agosto 2016
«Chi siamo»
Il blog è nato da poco, ma in tanti mi hanno dato e mi stanno dando consigli preziosi, oppure mi chiedono spiegazioni; la domanda ricorrente è: perché hai intitolato una pagina con «chi siamo», quando poi ci sei tu da sola?
giovedì 30 giugno 2016
«Entrare nell'icona...»
«Affascinante», «incomprensibile», «curiosa», «triste», «enigmatica», «bella»… E potremmo continuare all'infinito, se volessimo catalogare la vasta gamma di reazioni immediate che tanti di noi hanno provato le prime volte che si sono affacciati al mondo dell’icona.
Accostare un’icona non è un vedere, ma un camminare: sì, perché un’icona, prima la guardi, poi, nel continuare a guardarla, ti viene quasi da entrarci dentro e, quando avviene questo passaggio, allora arrivi a sentirti guardato dall’icona, afferrato dalla sua storia antica o recente e, lì, inizia un cammino.
Accostare un’icona non è un vedere, ma un camminare: sì, perché un’icona, prima la guardi, poi, nel continuare a guardarla, ti viene quasi da entrarci dentro e, quando avviene questo passaggio, allora arrivi a sentirti guardato dall’icona, afferrato dalla sua storia antica o recente e, lì, inizia un cammino.
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