L’icona del Natale del Signore
porta al centro una montagna ferita:
buio anfratto in cui si concentra ogni dolore
ed ogni sofferenza che l’uomo porta in vita.
Davanti a questa grotta, come un’imperatrice,
sdraiata su un regal cuscino,
sta la Madre del Signore che nulla dice
e medita nel suo cuore del Bimbo il destino.
Ella, lo sguardo rivolto all’umanità,
ha donato a noi il Redentore,
rimanendo intatta nella sua verginità,
per la nostra salvezza ha detto “sì” ad un progetto d’amore.
In alto, un arco di cielo s’abbassa e scende sulla grotta;
sol chi sa stupirsi nota quella luce,
donata ai magi per seguir la giusta rotta
che porta alla verità e non seduce.
Trovare Gesù non è scontro di fede e di ragione,
a ciascuno son dati talenti e responsabilità:
per costruire il mondo ciascuno metta il suo mattone
e a tutti faccia dono della carità.
Accanto al cielo, ma coi piedi in terra,
come un dì lontano Giacobbe avea sognato,
gli angeli annunziano la fine di ogni guerra;
Dio offre la sua pace: ognun si senta amato.
Ei stan con le mani giunte verso il firmamento,
ma, volgendo le loro voci ai poverelli,
indicano ai pastori l’eccezionale avvenimento
che fa gioire i loro cuori e i loro agnelli.
Pastori stupiti, tra mucchi di animali,
allargano le mani e partono solerti,
perché nel loro cuore han capito quanto vali,
piccolo Bambino per cui i cieli si sono aperti.
In basso, san Giuseppe, alquanto pensieroso,
trattiene nel suo cuore difficili pensieri,
tentato da un pastore in abito peloso,
insegnerà al Bambino la vita ed i mestieri.
Iddio si è fatto carne, sul serio e per davvero,
sposando la fatica dell’uomo d’ogni giorno,
ha percorso interamente quel bellissimo sentiero
per cui i volti con le loro storie ti stanno sempre attorno.
E a dirti tutto questo, in basso nell’icona, due donne col Bambino
lo lavano per bene, anche se è immacolato,
con l’acqua ed il catino,
perché è Dio, ma anche uomo, Colui che ci è donato.
Il Natale è la festa dell’Incarnazione:
nel mondo vien la luce;
è grazie a questo evento che possiam far le icone,
per questa via la terra il cielo a noi traduce.
Con l’uovo ed i pennelli, con l’oro e coi colori,
la terra annunzia il cielo:
la bellezza parla ai cuori,
si annuncia l’Evangelo.
Ma è tempo di tornare
in quella grotta scura,
al cor di quell’anfratto che l’uomo fa tremare
di freddo e di paura.
Nel buio della grotta si vedon due animali
che scaldano il Signore,
come angeli senz’ali,
di cui nessun ricorda il nome, ma solo il lor valore.
Essi non ambirono alla fama o alla carriera,
ma sol di stare accanto al Salvatore,
facendo umilmente quel che sapevano fare, pur se era cosa leggera:
un po’ di compagnia, donando il profumo del loro calore.
Tra il bue e l’asinello, in questo buio anfratto,
è posta una mangiatoia come una tomba squadrata…
Da che il Creatore con l’uomo ha fatto un patto,
nessuna creatura può dirsi abbandonata.
E anche per quei che Dio lo sentono lontano,
Lui non è andato in ferie:
pregarlo non è vano,
sta sotto le macerie.
Ti guarda dalla barca del profugo annegato,
col volto del bambino sepolto dalle bombe,
ti parla col dolore del povero ammalato,
e grida la disperazione di quei che le case il terremoto ha trasformato in tombe.
Giace in mezzo a quel fango Colui che col fango fece Adamo,
soffiandogli la vita, parlando di un progetto:
«ho bisogno di te per dire a ognuno che lo amo,
sei buono, bello… Ogni creatura ti porti rispetto».
Ad immagine del Figlio di Dio sei stato creato
e anche quando hai nutrito il sospetto
che Dio qualcosa ti avesse negato,
Egli non volle cancellar quel progetto.
Quella diffidenza tra Adamo e il suo Signore
ha cambiato lo sguardo sull’altro e sul mondo,
ha prodotto fratture, fughe e dolore
e l’uomo è finito in un abisso profondo.
Ma quel buio non spaventa il Dio di lassù,
l’abisso e le sue porte
sono state varcate dal Signore Gesù:
Ei custodisce la vita e la morte.
Dal cielo Lui guarda quell’antro di tenebra
cui dona la luce il Figlio di Dio.
Le case, le tende, gli ospedali e le chiese: il mondo lo celebra,
di fronte al suo amore, ognuno può dire «ci sono anche io».
Avvolto in fasce avvolgenti viene a noi il Redentore,
divina presenza che vince ogni male
a ciascuno di noi è donato l’amore
e questo è il senso di ogni Natale.
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