Qualche settimana fa ho accennato all’«angolo bello».
Che cos’è questo «angolo bello»?
Nelle case dei fratelli Cristiani d’Oriente si tratta dell’angolo dove viene appesa un’icona o un crocifisso con una candela accesa, adornato con qualche drappo di lino o sul quale viene spesso ricamata una preghiera o un’invocazione.
È quell’angolo che, grazie all’icona, apre la stanza all’aldilà, al mondo di Dio, e fa arrivare nel nostro spazio, nella stanza del quotidiano, lo sguardo divino che traspare attraverso la luce dorata dell’immagine sacra.
«Cappella domestica» che favorisce una precisa dimensione della spiritualità: quella di lavorare, vivere, mangiare, sotto lo sguardo di Dio. Si inizia, così, a percepire la presenza di Dio, il suo vegliare sulla famiglia e su tutto ciò che accade nella casa.
L’angolo bello è la porta della mia quotidianità in cui posso far entrare il Signore, in un momento a tu per tu con Lui.
Davanti all’icona non si svolgono solo i momenti belli, ma accadono anche cose difficili, gravi, peccaminose; ma Dio è lì, guarda con la sua misericordia, benedice e sana.
Quest’angolo della benedizione, attraverso il suo sguardo, insegna al cristiano a vedere, anche nelle fatiche della vita e nella lotta contro il male, la presenza, l’azione e la salvezza di Dio sempre costante.
Spesso si sente parlare delle «icone miracolose»: non sono quelle icone dotate di superpoteri; sono quelle icone contemplate dal credente nell’angolo bello, la cui frequentazione ne lavora il cuore, facendone una dimora per il Signore; è la vita abitata dal Signore che compie miracoli; è la Bellezza contemplata che poi risplende, bella, nella vita quotidiana dell’uomo.
D’estate vado a trovare i ragazzi che ho a scuola al centro estivo in montagna; hanno una settimana a disposizione per costruire una sorta di «ranch» caratterizzato da diversi ambienti: l’angolo-famiglia, l’angolo-caccia/sport, l’orto e l’angolo religioso… che poi corrisponde a quello che fino ad ora abbiamo chiamato «angolo bello»; di solito compaiono sempre una croce, dei sassi e un inginocchiatoio: molta natura, ma poca gioia (come se pregare voglia dire per forza annoiarsi) e soprattutto poca «quotidianità» come se la preghiera e la vita non c’entrassero niente una con l’altra. Invece il cuore di un angolo bello è proprio l’incontro tra il cielo e la terra e un angolo sarà tanto più bello e tanto più «riuscito» quanto più sarà capace di favorire questo legame e questo incontro.
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