Benvenuto in questo blog, nato per chi ama le icone, per chi vorrebbe conoscerle (chi parte da zero e chi ne è già stato conquistato), per chi vorrebbe condividere un tempo di preghiera davanti all'icona e per chi avrebbe il desiderio di arrivare a "scriverne" una... e poi tante altre.

giovedì 6 ottobre 2016

«Un po’ di sana iconoclastia»


«Se un pagano viene e ti dice: mostrami la tua fede […] tu lo porti nella chiesa e gli fai vedere la decorazione che è in essa, gli mostri i santi dipinti. Lui ti chiede: “Chi è quell’uomo crocifisso? Chi è quell’uomo che risuscita e calpesta il capo di quel vegliardo?” Non è dall’immagine che tu puoi trarre il tuo insegnamento per poter insegnare a lui che quel crocifisso è il Figlio di Dio morto per i nostri peccati, che quel risorto ha allo stesso tempo risuscitato Adamo e che calpesta l’inferno?»
(Giovanni Damasceno).

Sono passati alcuni secoli da che Giovanni Damasceno ha scritto queste cose così sensate.
Oggi, le immagini di carattere religioso non si contemplano più sulle pareti delle chiese, ma nei messaggini di WhatsApp, sulle pagine condivise via Facebook e su Instagram.

In questo modo circola tantissima informazione di carattere diciamo così «grafico-religiosa» e si raggiungono moltissime persone, perché è più facile invadere lo schermo di qualcuno che portarlo in chiesa; si perde il contatto con un’immagine reale, fatta di legno, pietre macinate, uovo, vino, oro (vi rimando a qualche post fa: «andare a Dio attraverso le cose»), carne e spirito di un’icona, che richiede giorni di lavoro e anni di apprendistato, ma si ottengono immagini partorite direttamente dai programmi informatici, con sovrapposizioni ed accostamenti impossibili: pochi minuti, pochi click… ma molto kitsch.
Vorrei però sentire un tuo parere, caro Giovanni Damasceno: tu che di immagini sacre te ne intendi e che dal cielo vedi cosa si sta producendo a livello di grafica religiosa oggi, sai dirmi se queste immagini pacchiane, dai colori tristi e dagli accostamenti insensati, possono ancora definirsi espressione della fede della Chiesa? Perché, se è così, allora siamo davvero in crisi. Ti chiedo perché nostro Signore, sua Madre e i santi con loro debbano venire rappresentati attraverso immagini prive di senso, di buongusto e, soprattutto, prive di verità e di bellezza, che sono qualità oggettive e teologicamente necessarie ad un’immagine che voglia meritare l’appellativo «sacra».
Qualche anno fa, munita di taglierino, tirai via le famose immagini inserite nel «nuovo» Lezionario (alla faccia dell’iconoclastia!), ne misi una trentina mischiate sul tavolo, davanti ad alcuni amici preti, freschi di studi di teologia e chiesi loro se sapevano dirmi, per ciascuna immagine, a quale episodio biblico si riferisse; dico la verità: solo due immagini furono accostate in modo corretto, e senza troppo entusiasmo. E le altre?
Le immagini che dovrebbero esprimere la fede della Chiesa, e che non posso far altro che definire confuse (per non dire proprio sbrodolate), tristi, brutte, insignificanti e fuorvianti, sono un campanello d’allarme e mi fermo qui, perché voglio lasciare spazio a ciascuno per riflettere; per farlo, suggerisco una pista: quale immagine di Dio e quale esperienza di Lui traduce l'immagine che ho davanti? Meditate, gente, meditate... Soprattutto prima di cliccare un «invio».
A fronte di tutto questo e di quello che quasi quotidianamente ricevo su WhatsApp e su Facebook, mi metto nei panni del «pagano» di cui scriveva Giovanni Damasceno e mi domando: vedendo queste immagini, mi verrebbe voglia di credere? E, solidale con il fratello pagano, mi sentirei di dire al cristiano che mi ha inviato l’immagine: se queste sono le immagini che dicono ciò in cui credi, scusa, ma ciò in cui credi non fa per me.
Così, a fronte di queste immagini, di questo «pagano» (anche del «pagano» che è dentro ogni cristiano, me compresa, e che ha sempre davanti a sé una bella fetta di cammino da fare) e dell’autentica arte sacra, che è espressione di bellezza e di verità, cioè di Dio, credo che anche a san Giovanni Damasceno, oggi, sarebbe venuta voglia di divenire un po’ iconoclasta.
Quell’iconoclastia che nell’VIII secolo e dintorni volle distruggere le immagini della fede e che Giovanni Damasceno combatté in vita e che costò a tanti la persecuzione, la violenza fisica ed il martirio, pur di difendere le immagini attraverso le quali al pagano veniva mostrata la fede della Chiesa, oso pensare che oggi invece sarebbe stata da lui tanto invocata e fomentata per eliminare quelle immagini che falsano e rovinano la fede, facendo del male al «pagano» e alla fede, ingannando il «pagano» e la fede e allontanando il «pagano» dalla fede.

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