Benvenuto in questo blog, nato per chi ama le icone, per chi vorrebbe conoscerle (chi parte da zero e chi ne è già stato conquistato), per chi vorrebbe condividere un tempo di preghiera davanti all'icona e per chi avrebbe il desiderio di arrivare a "scriverne" una... e poi tante altre.

lunedì 27 gennaio 2020

«Una Madonna da un metro e ottanta… Vi racconto come ho fatto»

Una Madonna alta un metro e ottanta… Un metro e ottanta?
Sì, certo, un metro e ottanta. La battuta sorge spontanea: «e chi sarebbe il committente? Una squadra di pallavolo o di basket che la vuole collocare negli spogliatoi come patrona?».
Battute a parte, la Madonna non è stata collocata in una palestra, ma in quello che dovrebbe essere un po’ lo «spogliatoio» dei cristiani: quel luogo dell’intimità e della comunione dove la squadra si carica, si consola, condivide gioia, rabbia, dolore, vittorie e sconfitte… soprattutto, quel luogo attorno al quale una «squadra» si crea, si genera, si costruisce, trova affiatamento ed esiste in quanto tale, lo spogliatoio appunto; poi c’è il campo, dove si gioca la partita, ma quello è un’altra cosa.
Questa Madonna che, di fatto, è una Madonna dell’Annunciazione, è stata collocata nella cappella della Casa della carità di Gaiano.

martedì 29 agosto 2017

Anche gli iconografi vanno in vacanza

Ebbene sì, succede anche questo… che, ad un certo punto, anche l’iconografa appenda il pennello al chiodo e vada in vacanza.
Con questo lungo post non vado in vacanza solo dalle icone, ma anche dai discorsi seri, che non amo troppo (chi mi conosce, lo sa); convinta che anche con il sorriso e l’umorismo si possano dire cose comunque molto serie.
Quando leggo i libri di montagna (quelli del Corbaccio, per capirci), gli autori raccontano sempre di imprese epiche, di morti e di tragedie… Io, invece vorrei raccontarvi la montagna dal suo lato più divertente e, a tratti, anche fantozziano… la montagna del sorriso. 

martedì 27 giugno 2017

Che razza di insegnanti


In questi giorni di caldo, di sole, d’estate e - per noi parmigiani e provinciali- di tortelli, in tanti sono alle prese anche con esami, concorsi e graduatorie e vi garantisco che questi ultimi ambiti non fanno sudare meno dei primi citati. E, tra battute, messaggi, scambi di informazioni condivisi da quei che stanno tutti su una stessa barca, forse pochi sanno che gli insegnanti non parlano solo degli alunni, ma anche di loro stessi: sì, perché, a partire da requisiti, titoli di accesso, competenze, ecc., alla fine si arriva sempre a chiedersi che razza di insegnanti siamo o siamo stati. E, nella scuola come nella vita, «essere insegnante» non è un optional; non a caso uso l’espressione «essere» insegnante e non «fare» l’insegnante, perché l’insegnare è sinonimo di cura e di responsabilità: due tra le perle più preziose che la razza umana possa vantare.
Allora, torniamo a chiederci che razza di insegnanti siamo stati…